Anna mi scrive:
"Non scrivo questa mail per fare delle domande o
cercare urgentemente dei consigli, ma solo per dare una mia piccola
testimonianza.
Uno sfogo di felicità che voglio condividere con la prof.
Milani.
Questo è stato l'esame più bello che abbia mai fatto,
finora, da esaminatrice.
Loro sembravano più grandi e, sì, felici e bellissimi. Un
po’ impacciati, ma tenerissimi, con le loro mappe concettuali in bianco e nero
e/o a colori, fotocopiate in molteplice copia (una per ogni professore) e il
loro vestito più bello.
E’ stata una summa fatta non solo di parole, ma anche di
sguardi e di sorrisi, di non detto e di intesa. Tutto un intero anno scolastico
si è riassunto e condensato qui. Ognuno di loro ha dato il meglio di sé e non
c’è stato niente, ma proprio niente, di raffazzonato. L’ho capito quando ho
letto i loro temi e mi sono stupita, perché ho trovato l’inaspettato. E il loro
congedo è stato come un regalo.
Ecco perché stasera mi sento fortunata e
felice anch’io.
E pensare che vent'anni fa non mi sarei mai immaginata,
adesso, insegnante di scuola media. Soltanto l'idea mi faceva paura.
Le prime supplenze, un incubo, mi sentivo come un
gladiatore in un'arena. Negli anni ho lavorato tantissimo per superare i miei
limiti e adesso mi rendo conto che non solo ho imparato a farlo, ma ho imparato
anche a insegnarlo. :-)
E sono felice."
Cara Anna, la tua lettera mi ha fatto piacere, perché
rende l'idea di quello che c'è di bello nell'insegnamento.
Prima di tutto hai la soddisfazione che deriva dalla
consapevolezza che puoi fare qualcosa per loro, che puoi avere un posto nella
loro vita. Un posto importante, ed è per questo che dobbiamo fare del nostro
meglio. Quando riesci a creare un rapporto con loro (non di amicizia, ma di
reciproco rispetto), ti accorgi di quanti messaggi non verbali possono passare:
sono arrabbiato con te; quello che dici mi interessa; ho bisogno di aiuto; non
capisco quello che dici; mi trovo in difficoltà; sono triste; sei divertente;
per favore, difendimi. Sono questi i messaggi dai quali ti devi fare guidare per diventare un
buon insegnante.
Quando insegni, se vuoi essere un bravo insegnante, devi ricordarti che
puoi essere seccato, irritato, e anche arrabbiato, ma solo superficialmente. Se
gli alunni ti fanno arrabbiare tanto da farti provare astio verso di loro, come
se il loro comportarsi male o il loro non studiare fosse un attacco personale
contro di te, significa che non capisci che tu sei lì per guidarli e per
aiutarli, e le ferite che procurano in te certi loro comportamenti sono
soltanto normali incidenti di percorso. Quando hai capito questo, invece, e non entri
più in una classe come il gladiatore in un’arena, allora li vedi per quello che
sono: bambini e ragazzi che stanno crescendo e imparando a vivere, con tante
paure e insicurezze, anche quando fanno i gradassi o i menefreghisti. Nel
momento dell’esame tutti cercano di fare del loro meglio, e sorridono, cercando di vincere l'emozione,o ti guardano smarriti se non sanno rispondere, ed è con tenerezza che
li guardi, meravigliandoti di come possano accadere certi piccoli miracoli. È quello
che è successo a te e che ti ha dato questi momenti di soddisfazione e di felicità.
Sono contenta che tu abbia voluto condividere con me – e ora anche con tanti
altri- il tuo “sfogo di felicità”.
Alla prossima, Anna!