Sonia mi scrive:
“Buongiorno Professoressa, sono Sonia, leggo
sempre con interesse il suo libro ed il suo blog, oggi però vorrei per favore,
un consiglio, su un problema che, a quanto mi ricordi, non è stato mai
trattato.
Sono supplente annuale in un Liceo Classico
ed ho una quarta ginnasio (per coincidenza esclusivamente femminile), in cui,
nel primo quadrimestre, la maggioranza aveva la media del 7, parecchie anche
dell'8, nessuna ha insufficienze, naturalmente la situazione consegue al fatto
che le ragazze in classe seguono e non disturbano, mentre a casa studiano.
Dove si trova il problema allora? A mio parere nell'eccessiva importanza
attribuita al primeggiare ed ai voti in quanto tali, a discapito di altri
valori.
Faccio esempi concreti: sia io che i miei
colleghi abbiamo notato che, prima di un'interrogazione (sono tutte
programmate), le ragazze si assentavano, portavano
poi la giustificazione firmata, con la scritta "indisposizione"
(poco credibile, visto che, quello stesso giorno, alle 18, le abbiamo
incontrate, a teatro, o in biblioteca, non a perder tempo, ma comunque non
erano malate.)
A giudicare dalla loro preparazione all'
interrogazione, quell' assenza non sarebbe servita ad evitare un 4, per noi
colleghi umanamente più comprensibile, ma
a far sì che un 8 non diventi, per caso 7, con la complicità delle
famiglie...
Secondo esempio: sia io che i miei colleghi interroghiamo
più di una persona, se Tizio e Caio sono interrogati insieme e Tizio non sa una
cosa o la sbaglia domandiamo a Caio, se Caio sa naturalmente va a suo favore:
in questa classe è capitato (sentito anche con le mie orecchie e con una
collega in un'altra materia, che Tizia esitasse a dare una risposta, Caia le
suggerisse una risposta sbagliata, Tizia naturalmente sbagliasse, ma poi Caia,
una volta passatale ufficialmente la parola, non solo sapesse la risposta
giusta, ma la esponesse perfino con grande dovizia di particolari, sembrava poi
parlare con una luce negli occhi e un fare che diceva: "Sono molto meglio
di lei". Essendosi ripetuto due volte e con le stesse persone io e la
collega abbiamo sospettato il
"dolo", cioè che suggeriscano le risposte sbagliate volutamente.
Terzo episodio: altre due compagne, io: "hai fatto i compiti Tizia?"
Tizia ride e mi risponde:" Io sì, solo Caia non li ha fatti, doveva
studiare meglio un'altra materia, per questo entrerà alla seconda ora, me l'ha detto
lei; ovviamente poi Caia è effettivamente
arrivata alla seconda ora, con quella giustificazione genitoriale sempre
valida “motivi di famiglia”, e 9
puntuale nell'altra materia, ma che sia
stata proprio Tizia a dire a me, che sto dall'altra parte della barricata, la
verità, per poter "brillare", sinceramente mi sconforta più dei
compiti che Caia non ha fatto...
Il Consiglio di classe si è riunito ed avverte
che anche in questa classe “buona”, educativamente
parlando, qualcosa va corretto e ritiene che sia dovere degli adulti
intervenire, almeno facendo passare il messaggio che l'onestà, la solidarietà,
ecc. sono importanti almeno tanto quanto le declinazioni, Dante o la
scomposizione di un polinomio, se non di più.
Nessuno però ha saputo concretamente
suggerire metodi per aiutare anche una classe come questa, apparentemente
"senza macchia"; si legge
molto di più sulle classi indisciplinate.
Scrivendole anche a nome dei miei colleghi,
le chiediamo, per cortesia, se ci potrebbe indicare dei modi concreti o per
iniziare un discorso o delle strategie di intervento, anche in questo contesto.
Grazie. Distinti saluti. Sonia”
Cara Sonia, avevo voglia di rispondere a te e
ai tuoi colleghi perché effettivamente se ne parla poco.
Voi avete potuto parlarne perché non avete in
classe problemi di disciplina (nel senso classico del termine). Ma posso dirti
che in molte scuole e in quasi tutti i consigli di classe si finisce per sempre
per dedicare quasi tutto il tempo a disposizione per discutere dei problemi di disciplina (che sono urgenti), delle sospensioni, degli alunni che non
studiano, ecc. E rimane poco (o nessun) tempo per parlare degli alunni “bravi”.
Invece bisogna trovarlo. Anche gli alunni bravi hanno dei problemi: timidezza, paure, ansie e, come in questo caso, mancanza di valori veri. E spesso sono problemi che nascono in famiglia e sono le famiglie a dover essere coinvolte.
I problemi che hai evidenziato, Sonia, sono
chiari:
·
“...portavano poi la
giustificazione firmata, con la scritta ‘indisposizione’ " = ci sono genitori
diseducanti;
·
“...ma a far sì che un 8
non diventi, per caso 7” = certi genitori sono
esigenti, iperprotettivi e competitiv, e gli insegnanti non dedicano abbastanza tempo a
chiarire il senso della parola “voto” agli alunni e ai genitori; e a volte sono loro stessi quelli che sollecitano il raggiungimento di voti più alti;
·
“...abbiamo sospettato
il "dolo", cioè che suggeriscano le risposte sbagliate volutamente” = i genitori prima,
ma anche gli insegnanti, poi, non hanno insegnato adeguatamente i concetti di
“correttezza”, “onestà”, di sincerità.
·
"hai fatto i
compiti Tizia?" Tizia ride e mi risponde:" Io sì, solo Caia non li ha
fatti, doveva studiare meglio un'altra materia, per questo entrerà alla seconda
ora, me l'ha detto lei” = Questo è “fare la spia”! E non solo in modo del tutto
gratuito, ma – molto peggio- per screditare la compagna ai vostri occhi.
Allora: il problema è serio. Queste ragazze,
comportandosi così, dimostrano di non avere minimamente idea della differenza fra
ciò che è corretto e ciò che non lo è. E lo prova il fatto che lo dicono
apertamente perché non temono il vostro giudizio: evidentemente percepiscono (o credono di percepire) che in fondo è quello che volete voi insegnanti e anche i genitori, Quindi direi che qualcosa non
ha funzionato nella loro educazione.
Che cosa si può fare, dite? Se fosse capitato
a me – già alla scuola media- avrei apertamente e platealmente mostrato tutta
la mia disapprovazione. Avrei chiesto spiegazioni la primissima volta che
questo accadeva, mettendo in evidenza nel modo più esplicito possibile che quei
comportamenti erano scorretti, che erano improntati alla falsità e alla
menzogna, e messo in evidenza che chi si comporta così non è degno di essere
considerato un amico, ma neppure un alunno da rispettare. Al primo accenno di
questo atteggiamento avrei smesso di fare lezione, di interrogare o di spiegare
e avrei dedicato tutto il resto del tempo a parlare di come ci si comporta se
si vuole essere chiamate persone leali e corrette. Che cosa importa che un
alunno prenda 9 di latino se poi diventa disonesto? Non si può né minimizzare
né transigere quando si vede un nostro alunno che fa deliberatamente del male a
un altro. Significa che non ha capito nulla né di quali sono i valori
importanti nella vita né del fatto che essere persone e alunni in gamba non
significa ottenere dei bei voti a qualunque prezzo, anche sacrificando la
nostra onestà.
Hai ragione, Sonia, “l'onestà, la
solidarietà, ecc. sono importanti almeno tanto quanto le declinazioni, Dante o
la scomposizione di un polinomio, se non di più.”. Ma direi che lo sono di più.
Parlatene con gli alunni. Non è tempo perso: è tempo recuperato. Ed è
importante che anche i genitori siano coinvolti in questo problema: si deve
spiegare loro esplicitamente che la giustificazioni deve essere riservata solo
a problemi seri e reali, e che scrivere il falso (perché di un falso si tratta) non è corretto nei confronti degli insegnanti e non è educativo per gli alunni.
Rimanere a casa per studiare non è un “problema serio e reale”. Scrivere che la
figlia è rimasta a casa “per problemi di salute” è una bugia, molto
diseducativa.
Personalmente, ne parlerei con i colleghi e
poi inviterei i genitori a una o più riunioni per esporre questi problemi, spiegando
che la loro collaborazione è indispensabile. È importante che capiscano molto
bene che la corsa al voto alto non è l’obiettivo della Scuola italiana. E non deve essere un obiettivo nell'educazione. Insegnare ai figli ad essere arrivisti significa educarli alla mentalità consumistica e priva di valori che ci ha portato ai problemi che abbiamo oggi. Tollerare (o - peggio- accettare e approvare o addirittura sollecitare) che i figli ottengano dei risultati scolastici anche a prezzo di coportamenti scorretti è molto grave. E
ribaditelo anche a voi stessi, perché a volte anche gli insegnanti
contribuiscono a dare troppa importanza al voto e a suscitare grande
competitività. Il nostro obiettivo, come insegnanti e come genitori, deve
essere quello di formare persone capaci di rispettare gli altri, di provare
empatia, di praticare la solidarietà e – solo dopo- di avere una buona
preparazione per entrare nel mondo del lavoro con delle buone competenze.
Un genitore e un insegnante dovrebbero
sentire come una sconfitta la constatazione che i loro ragazzi – figli o alunni
che siano- non sono diventati brave persone. Indipendentemente dai voti che prendono. Perché
una ragazza che fa sbagliare di proposito una compagna o che “fa la spia”, non
è corretta. E la sua non è una ragazzata da minimizzare.